La primavera ormai era alle porte, già da qualche giorno il clima sembrava essersi fatto più dolce, i colori tipici della stagione più attesa iniziavano a farsi notare. Già dal mattino presto nell’aria si avvertiva quel tipico profumo primaverile che invita chiunque ad uscire in strada, o a lunghe passeggiate nei parchi completamente ammantati di quel verde acceso dalle mille sfumature pastello.
L’avvento della nuova stagione, in unione al tiepido sole, mi portò una ventata di buon umore, assieme all’irrefrenabile voglia di china.
Difatti, durante tutto l’inverno passato, ero stato sul punto di farmi fare un nuovo tatuaggio, poi come spesso capita, per un motivo o per l’altro non lo feci. Marcare in modo perenne la propria pelle non è esattamente un giochino da ragazzi, tutti sanno che bisogna esserne convinti fino in fondo, del resto, una volta fissato sulla pelle ciò che più ci ispira, è per tutta la vita, una sorta di marchio perenne per cui ogni volta che ci va lo sguardo non bisogna poi pentirsene, ma al contrario esserne felici una volta di più.
Difatti, durante tutto l’inverno passato, ero stato sul punto di farmi fare un nuovo tatuaggio, poi come spesso capita, per un motivo o per l’altro non lo feci. Marcare in modo perenne la propria pelle non è esattamente un giochino da ragazzi, tutti sanno che bisogna esserne convinti fino in fondo, del resto, una volta fissato sulla pelle ciò che più ci ispira, è per tutta la vita, una sorta di marchio perenne per cui ogni volta che ci va lo sguardo non bisogna poi pentirsene, ma al contrario esserne felici una volta di più.
Anni addietro passeggiando per le vie del centro, dalle parti di san Pietro, mi imbattei nella piccola bottega di un tatuatore, dove sulla vetrina si leggeva una frase che colpì la mia curiosità, “ Il segno di Caino” in riferimento appunto ad un verso della Bibbia che citava più o meno così:
“ Il SIGNORE mise un segno su Caino, perché nessuno, trovandolo, lo uccidesse." (Genesi 4:15).
Pertanto incuriosito entrai con la stesso trasporto di quando visito una libreria. Il proprietario in quel momento era impegnato in una conversazione al telefono, così aspettando che terminasse, iniziai a guardarmi attorno. Le pareti erano tappezzate dei suoi lavori, senza dubbio si trattava di un artista, un vero decoratore della pelle. Mi venne subito il gran desiderio di farmene uno, e glielo dissi, ma non avendo a più pallida idea su cosa “battermi” raccolsi il suo spontaneo e onesto suggerimento.
<< Non ci si tatua così tanto per tatuarsi, non è certo come comprare un chilo di pane o un litro di latte, il pane e il latte poi finiscono, bensì con un disegno sulla pelle ci dovrai convivere e andare d’accordo per tutta la vita …>>
Aveva ragione lui, sarebbe stata una sciocchezza imperdonabile, così lo ringraziai ed usci, rimanendo in me un caro ricordo di quell’onesto artista dei disegni sulla pelle.
Così tornando alla dolce primavera dei giorni nostri, il primo giorno utile che mi capitò, pensai di ritornare in quella bottega dal nome così bizzarro, ma al contrario di tanti anni prima, stavolta convinto su cosa fare. Ma al suo posto, anziché lui, ci trovai i suoi figli. Il loro papà mi dissero che nel frattempo era partito per un lungo viaggio intorno al mondo a tatuare gli angeli. Ma oramai ero deciso e convinto a farmi tatuare, così ne parlai con la ragazza che da li a poco avrebbe immortalato sulla pelle il disegno che avevo in testa da tempo. In modo molto risoluto e capace, non indugiò in nulla, dava davvero l’aria di sapere perfettamente cosa stesse facendo. Mi mise subito a mio agio, così subito dopo aver disegnato il mio “Sacro Cuore” pieno di colori, mi fece accomodare nel retro del suo studio. Solo allora mi venne in mente che quella era la prima volta che mi facevo tatuare da una ragazza, così stupidamente pensai al fatto che essendo una donna, avrei forse avvertito meno dolore, soltanto dopo dovetti ricredermi, considerando che a conti fatti un ago è comunque sempre un ago, anche se sorretto da una bella ragazza dagli occhi verde smeraldo e dal sorriso solare.
Il tutto si compì nel giro di soli venti minuti. Strinsi i denti per un po’, e tutto terminò prima di quello che credessi, tutto sommato il dolore non fu neanche così irresistibile, eppoi, come si dice, “dove non c'è dolore, non c’è neppure gioia …”
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