E’ proprio vero quel detto popolare napoletano che dice: “ Attacca ò ciuccio a rovo’ ò padron..” (Metti l’asino dove ti dice il suo padrone) In altre parole il suggerimento non vuole far altro che consigliare di non contraddire mai il tuo prossimo, ma accontentarlo sempre, insomma, quando capisci che è del tutto inutile insistere a far prevalere la tua ragione, la cosa più intelligente è quella di dire sempre di si, facendo così contento e coglionato chi persevera ottusamente. Questo per dire cosa? Presto detto.
Frequentava il salone un tizio, che senza esagerazione avrei potuto definire tranquillamente un vanitoso di prima classe, con tutti suoi sinonimi. Basti pensare che veniva a trovarmi due tre volte alla settimana, come sosteneva lui per amicizia nei miei riguardi, ma in realtà più che far visita a me, le sue incursioni erano atte a soddisfare la maniacale cura della sua persona, perennemente inappuntabile. Antonio B., è così che si chiamava, di certo un nome più appropriato non poteva averlo, difatti sembrava proprio impersonare la figura del protagonista del romanzo di Vitaliano Brancati nel “ Bell’Antonio”. Bello in realtà lo era davvero, non si poteva dire il contrario. Appena quarantenne, all’apice della sua virilità maschile, non più un giovanotto, ma con la stessa vigoria di un trentenne, ma al tempo stesso maturo e navigato al punto giusto, possedeva un fascino da vendere, ma soprattutto sapeva come muoversi nel misterioso mondo che più lo seduceva, quello femminile. E in quel mondo a suo dire, si sentiva come a casa sua.
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Era figlio di un importante magistrato, già vedovo da molto tempo, alla morte di suo padre, in quanto figlio unico, rimase l’assoluto successore di tutti i beni di famiglia. Così, ancora giovanissimo si ritrovò sufficientemente ricco da non avere alcuna necessità di lavorare. Di colpo divenne possessore di diverse proprietà immobiliari alcune di queste in città, come pure fuori sparse tra il mare e la campagna romana, oltre a diversi titoli di stato beni assicurativi intestati a suo nome, e parecchio danaro contante. Si manteneva gestendo alla meno peggio tutto ciò che gli rendeva il suo sostanzioso patrimonio. Ma bisogna anche dire che Antonio assieme al cospicuo benessere, in egual misura appaiava l’irrefrenabile gusto di una bella vita agiata, oltreché dispendiosa fatta di auto lussuose, preziosi orologi di marca, abiti sartoriali, continue cene in ristoranti alla moda, una quotidiana frequentazioni presso famosi circoli sportivi solitamente frequentati dalla crema del ricco mondo capitolino. In ultimo come accennavo prima, era vittima di un’incontrollabile seduzione verso il fascino femminile. Ma in tutto questo, ho forse mancato di dire che Antonio era anche un uomo sposato!! Caterina, è così che si chiamava sua moglie. Ovviamente anche lei camminava di pari passo alle consuetudini sociali ed economiche di suo marito, impossibile pensare il contrario. Si erano conosciuti in Sardegna qualche anno prima, in occasione di un dopo cena in casa del mio cliente, per loro fu amore a prima vista, Antonio se ne invaghì immediatamente, e dopo neanche sei mesi, erano di già marito e moglie. Apparentemente una coppia perfetta. Eggià’, perche anche la signora non aveva certo nulla da chiedere in più, a ciò che la natura le aveva gratuitamente donato. Godeva di una bellezza tipicamente mediterranea, latina, una donna alta dai colori scuri, un aspetto solare, con un particolare che non poteva di certo passare inosservato al pubblico maschile, in sostanza le apparteneva ciò che si potrebbe definire un piccolo difetto fisico, se così lo si vuole chiamare, ossia una leggera lordosi, un difettuccio che, come a tutte coloro che ne sono in un certo senso “dotate”, causa l’evidente proiezione del bacino all’indietro, così mettendo procacemente in risalto il loro lato “B”.
Solitamente si dice che Dio prima li fa, poi li accoppia. Ebbene, mai proverbio fu più esatto, cosicché l’oramai signora B., non mancava mai di sfoggiare abiti griffati accompagnati da eleganti gioielli apparentemente molto costosi, come pure quando circolava per le strade del quartiere a bordo della sua vettura, un’Audi A6 rossa fiammante, sempre perfetta e tirata a lucido. La coppia, per scelta o per sfortuna, non aveva figli.
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Ora bisogna sapere che non c’era volta in cui il Signor Antonio ogni volta che veniva a farmi visita, non mi raccontasse di qualche sua nuova conquista, ormai avevo perso il conto, quando facevo per accennargli se faceva riferimento ad una tipa piuttosto che ad un’altra, lui tempestivo, con quel ghigno presuntuoso rispondeva. << Ma che dici Luca, sei rimasto a tre settimane fa, stai invecchiando bello mio … quella a cui tu fai riferimento è un’altra, quella ormai è soltanto per i fine settimana al Circeo, roba passata, quasi superata, parlo di “merce nuova”, fresca. Questa è una modenese presentatami venerdì sera da alcuni amici al circolo. >> E così dicendo lo smargiasso si fece una grassa risata alla faccia della mia smemoratezza. Un giorno, dopo che oramai avevo raggiunto con lui una relativa confidenza, gli chiesi . << Antonio mi scusi, ma cosa racconta a sua moglie per poter essere sempre così libero nel girovagare di notte in compagnia di altre donne, per caso la signora non è gelosa come tutte le altre? >> In tutta risposta il vanaglorioso bell’Antonio mi rispose. << Caro amico, con le donne bisogna saperci fare, ed io modestia a parte so come fare, io a mia moglie, la tengo qui. >> E così dicendo aprì la mano indicando con l’indice il centro del palmo. << Ho tutto qui, strettamente sotto controllo mio caro, a me non sfugge nulla, certe cose, come ti ripeto, bisogna saperle fare, mi rendo anche conto che non sia una cosa semplice, e di conseguenza non tutti gli uomini possono azzardare, guarda te ad esempio, secondo il mio parere, tu sei il classico esempio di uomo che anche solo se pensasse di fare cose del genere, verrebbe beccato prima ancora di farle. >> e giù a ridere. Oramai non lo sopportavo più.
Una delle ultime volte che venne a trovarmi, mi raccontò che era in partenza per una settimana in Grecia per lavoro, poi con un riso sarcastico si corresse dicendomi. << Chiaramente quella del lavoro è una scusa che dovrà stare in piedi soltanto per mia moglie, il vero lavoro dovrò eseguirlo tra le braccia oltre che tra le gambe di una bella e giovanissima ellenica rimorchiata in centro in occasione di una mostra di pittura greca al chiosco del Bramante.>> Come sempre alla fine delle solite smargiassate gli feci il mio solito sorriso di complice e finta ammirazione, quindi tutto giulivo a mezzo metro sopra il pavimento, uscì.
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Quello stesso martedì sera, nonostante fossi stanco morto e non mi reggessi in piedi, ebbi da parte di mia moglie, l’antipatico incarico di portare un suo cuginetto di passaggio a Roma in giro per la città a fargli vedere un po’ la Roma by night. Mangiai quindi una cosa al volo, feci una doccia e mi misi subito in macchina con accanto Paolo, un giovane simpatico, il quale mi disse che sarebbe dovuto tornare di nuovo a Roma il mese successivo con una ragazza a cui teneva molto, ma dato che non conosceva nulla della città eterna, avrebbe voluto far bella figura portandola in qualche posto suggestivo. Di luoghi incantevoli Roma ne è piena, i primi che mi vennero in mente furono il Gianicolo e lo Zodiaco, due posti dove avrebbe fatto certamente colpo sulla ragazza, quindi per finire pensai di condurlo in qualche piazza nel cuore di Trastevere, ed infine ce ne saremmo tornati a casa.
Così una volta superati i tornanti in salita del Gianicolo, parcheggiai e condussi Paolo di fronte al belvedere di Roma notturna, ovviamente ne rimase completamente sbalordito per la magnificenza del panorama illuminato, per altro era una serata dolce e tersa. Ma di certo, il giovane cuginetto di mia moglie non rimase sbalordito quanto me, intravedendo parcheggiata in un vialetto adiacente la loggia, un’Audi A6 rossa fiammante, precisa identica a quella della signora Caterina, per altro l’unica che conoscessi. In realtà non ero certo si trattasse della stessa, quindi, con una banale scusa organica, chiesi a Paolo di aspettarmi qualche minuto li davanti al panorama, che poi l’avrei raggiunto. Così con cautela mi incamminai lungo il viale alberato e semi buio, una volta arrivato a pochi metri dalla macchina, solo a quel punto non ebbi più dubbi che non si trattasse proprio dell’auto della moglie del mio cliente. Pertanto mi avvicinai ancora di più, fino a che non riuscii a distinguere nitidamente chi ci fosse dentro. Non sbagliavo, avvinghiati l’uno nelle braccia dell’altra c’era proprio la signora Caterina seduta accanto al posto di guida tra le braccia di un uomo. Era abbondantemente succinta con le gonne alzate, mentre il tizio che le era accanto, le baciava morbosamente il collo. Avevo visto abbastanza, seppure il dubbio e la curiosità di vedere chi fosse l’uomo era più forte di me, ma non potevo correre il rischio di essere scoperto, così mi venne in mente il trucco del sassolino, mi allontanai e riparato dietro un grosso faggio raccolsi un sassolino e lo gettai sul tettino della macchina così non mi rimaneva che aspettare, difatti, un istante dopo vidi accendersi la luce nell’abitacolo della vettura e subito dopo aprirsi lo sportello di guida da dove scese un uomo, che conoscevo benissimo dato che si trattava di Osvaldo, la stessa persona che tutte le mattine mi serviva la colazione al bar proprio di fronte al negozio, nonché mio cliente da sempre.
La prima cosa che mi venne in mente, fu l’immagine del marito con il palmo della mano aperta e con il dito indice premuto sopra che boriosamente ripeteva, “Io a mia moglie, la tengo qui.. Ho tutto strettamente sotto controllo mio caro, a me non sfugge nulla” E meno male che aveva tutto sotto controllo, figuriamoci invece se gli fosse sfuggito qualcosa. Tornando indietro per raggiungere Paolo, provai un leggero senso di pena per il mio cliente, ma che poi in breve svanì pensando dove e cosa stesse facendo in Grecia, in compagnia di un’altra donna. Quando poi rientrando per andare a casa ripassai per quello stesso vialetto, gettai un occhio dove poco prima era parcheggiata l’inconfondibile macchina della signora Caterina, ma al suo posto c’era un’altra vettura, evidentemente disturbati, decisero di andarsene.
Puntuale come sempre, non appena rientrato dalla Grecia il bell’Antonio venne immediatamente a ricomporre la fluida chioma. Notai subito nel suo sguardo un’aria spenta, quasi afflitta, non chiesi nulla, avevo sullo stomaco il peso di sapere, ma dover tenere per me tutto ciò che segretamente avevo visto. Dato che anche lui non apriva bocca, lo feci io, così gli chiesi, anche se non avevo affatto bisogno di saperlo, cosa volesse fare, mesto mi rispose con un filo di voce <<Il solito, grazie.>>. Avrei giurato fosse accaduto qualcosa, ma non avrei mai immaginato quello che invece in seguito poi venni a sapere. Così dopo quasi un quarto d’ora di irreale silenzio, azzardai a domandargli come fosse andato il viaggio, lui senza guardarmi a testa bassa rispose. << Lasciamo perdere il viaggio, in questo momento ho cose ben più serie da risolvere. >> Una simile risposta avrebbe dato luogo certamente ad una mia più che ovvia domanda di preoccupazione,per un attimo pensai ad una cosa legata al suo stato di salute, quindi ci andai cauto, e gli chiesi. << Non mi faccia preoccupare signor Antonio, sta bene non è vero?>>
<< Ma cosa va a pensare Luca, certo che sto bene, anzi, fisicamente sto benissimo, ci mancherebbe solo un problema di salute, sarebbe la ciliegina sulla torta.>> Comprensibilmente capii che non gli andava di sbottonarsi difatti non aggiunse altro. Con lo stesso umore angosciato, appena terminai di pettinarlo, pagò e se ne andò senza neppure guardarsi allo specchio. Successivamente a questa visita, contrariamente al suo solito, le apparizioni al salone si fecero meno frequenti, nientemeno dopo l’ultima volta, passarono circa due settimane senza farsi vedere, quando poi ritornò, il suo atteggiamento non era diverso da quello dell’ultima volta. Anzi direi peggiorato, entrava silenzioso, aspettava che finissi, pagava il dovuto ed usciva a testa sempre più china. Per non disturbarlo tacevo assieme a lui.
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Una mattina recandomi a far colazione al solito bar di fronte al salone, come abitualmente faccio tutti i giorni, vedo servirmi da dietro il bancone una faccia nuova, un ragazzo molto gentile, che mi serve con la stessa cura che solitamente viene impiegata verso un cliente che si vede per la prima volta. Non avvistando il proprietario pensai ad un nuovo banchista, poi girandomi, mi accorsi della presenza di una signora alla cassa mai vista prima, la quale con un sorriso ammiccante si rivolge a me e dice. << Buongiorno, piacere di conoscerla, noi siamo i nuovi gestori.>> E così dicendo, educatamente mi porge la mano. Faccio colazione, pago, faccio le congratulazioni per la nuova attività, ed in fretta vado ad aprire il salone, dove nel frattempo, il solito ingegnere della barba di ogni mattina, mi stava già aspettando fuori dal negozio. La giornata intanto scorreva lenta. Attorno alle dodici, passò davanti al negozio Giacinto, il portiere a due edifici dopo di me, dove per altro abita anche il signor Antonio con sua moglie, il quale mi dice. << Giusto te cercavo Luca, volevo dirti che se tra i tuoi clienti senti qualcuno che cerca una bella casa in affitto, o da comprare, fammelo sapere subito, da me se n’è liberata una al quarto piano, quella del vecchio magistrato B., te lo ricordi? Se non sbaglio era un tuo cliente, il papà del signor Antonio. >> Sbigottito a quel punto gli domandai. << Scusa, ma in quella casa non ci abita lui con la moglie? >> Si avvicinò e a bassa voce mi disse. << Ah!! ma tu allora non sai ancora nulla. >> Con aria meravigliata gli rispondo di no, così lui mi confida. << Ti sarai perlomeno accorto che è cambiata la gestione del bar? >> Annuii chiedendogli di si, ma non capivo cosa c’entrasse la nuova gestione del bar con il fatto della casa, Giacinto a quel punto proseguì << Adesso te lo dico io cosa c’entra, ma mi raccomando, non te ne uscire con nessuno, se in giro si viene a sapere che te l’ho detto io, rischio di perdere il posto di lavoro. Certi fatti me li ha riferiti mia moglie, che a sua volta, glieli ha raccontati Marisa, una sua amica che lavora come segretaria presso l’avvocato di famiglia del signor Antonio. Insomma, sembra che già da un pezzo tra Osvaldo, l’ex proprietario del bar e la moglie del signor Antonio, fosse nata una relazione extraconiugale, difatti, qualche tempo fa il povero marito rientrando con due giorni di anticipo da un viaggio di lavoro all’estero, l’abbia beccata a letto con il suo amante. Ma non è finita qui, pare che nei giorni a seguire dalla tragica sorpresa, il signor Antonio non sopportando più la sua presenza le abbia concesso, in attesa di trovarsi una sua sistemazione, di occupare momentaneamente una casa lasciatagli in eredità dal defunto papà in Viale Parioli, ma dove lei sin dal primo giorno, pare ci abbia fatto radici e non voglia lasciarla per nessun motivo al mondo, addirittura ora sembra che ci si sia trasferito perfino Osvaldo il suo amante, ma e che oltre all’inganno ora dovrà subirne anche la beffa, dato che la signora non avendo nessun reddito il dottore dovrà garantirle un alimento mensile. >> Non potevo credere a quello che stavano sentendo le mie orecchie, quindi mi venne naturale chiedergli qual’era la necessità da parte del signor Antonio di disfarsi di quella casa, e così il buon Giacinto me lo spiegò. << E’ molto semplice, sembra che da quando la moglie se ne è andata, gli sia impossibile vivere da solo in quella casa, va in giro dicendo che ogni angolo gli ricorda sua moglie, e ciò che lei sia stata capace di renderla, un’alcova di peccato. Ora tutto ritornava, la cessione del bar, l’evidente sofferenza notata sul volto del signor Antonio, le rare apparizioni a negozio, per giunta, sino a non vederlo praticamente più, se non di tanto in tanto, quando immerso nei suoi pensieri, passava in macchina davanti al negozio, con la barba incolta i capelli lunghi e in disordine.
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Un tradimento è una brutto gesto, ingiustificabile in ogni caso, meschinamente perpetrato ai danni altrui, ma come nel caso del povero signor Antonio, infedelmente subito. Causa, effetto. E in molti casi si tramuta purtroppo nella perdita di importanti affetti e comodi interessi, gli stessi di cui prima non ci si rende neanche conto essere così importanti, ed inconsapevolmente propagando i disagi anche ad altre persone come nel mio caso, che mio malgrado a causa della leggerezza di un vanaglorioso traditore, ho dovuto rinunciare per sempre a due assidui cliente, il tradito e il traditore.
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